L'arte e la maniera di abbordare il proprio capoufficio per chiedergli un aumento
Al centro della scena un tavolo stracolmo di oggetti, una sedia, un tabellone con un labirintico organigramma e la protagonista. Una professionale Rita Maffei in completo gessato, camicia bianca e cravatta rossa. Il pubblico non è in una platea, ma si accomoda intorno al tavolo come se stesse per iniziare una qualunque riunione di lavoro. Ma la presenza di quella valanga di oggetti, in gran parte folli e decontestualizzati come un trenino elettrico che gira, una sirena dei pompieri, un pallone da football americano, un mazzo di carte, le parole crociate, un microscopio, un tamburo, un mappamondo, un disco orario, un pupazzo di Linus, guanti, occhiali, confetti, matrioske ecc., già è il segno premonitore di qualcosa di bizzarro e divertente, molto diverso da una noiosa riunione di lavoro.
Lo spettacolo L’arte e la maniera di abbordare il proprio capoufficio per chiedergli un aumento, con la regia di Alessandro Marinuzzi, ha già fatto tappa in diverse località e chi ancora non l’avesse visto può scoprire cosa accade in scena intorno, sopra e sotto a quel tavolo nelle prossime rappresentazioni previste il 5 giugno nella Cantina Còlpetrone a Marcellano di Gualdo Cattaneo (PG), il 7 giugno nella sede dell’Associazione La festa dei folli a Nola (NA), e il 9 novembre al Teatro Cargo di Genova. Le informazioni si possono trovare su www.cssudine.it.
L’imprevedibile Georges Perec, sociologo, saggista, enigmista, regista e sceneggiatore che amava far incontrare la matematica con la letteratura e che ha lasciato tracce di creativa genialità in molti campi, aveva scritto il testo teatrale su una parte del quale è stato elaborato lo spettacolo. Si intitolava L’aumento, ovvero come disporre, qualunque siano le condizioni sanitarie, psicologiche, climatiche, economiche, o di altra ragione, delle maggiori probabilità possibili quando chiedete al vostro principale di rivedere totalmente il vostro stipendio.
In scena la Maffei, con una bravura da attrice che si trasforma in carisma da leader che dirige la “riunione”, analizza in maniera matematicamente maniacale tutte le possibili strategie che un impiegato può mettere in atto per lottare contro la burocrazia, scalare la cinica piramide gerarchica per arrivare ai piani alti e sfruttare le probabilità che il capoufficio lo riceva nella sua stanza, lo ascolti e gli conceda un aumento di stipendio.
Cattura lo spettatore lanciandosi a perdifiato in un esilarante monologo, una specie di scioglilingua grottesco ma logico-analitico all’affannosa ricerca, per esclusione, delle possibili soluzioni al problema valutando tutti i pro e i contro di ogni situazione, di ogni scelta e di ogni conseguenza elencando una sequenza infinita di consigli folli e demenziali in maniera ossessiva e ripetitiva ma godibilissima. Recita a 360°, con l’espressione, la voce, il corpo, si siede, si alza, cammina, corre, si sdraia per terra, cammina a quattro zampe sotto il tavolo. Utilizza gli oggetti presenti sul tavolo che improvvisamente si ricontestualizzano e diventano anzi sorprendentemente co-protagonisti della narrazione dei disperati e inutili tentativi fantozzian-donchisciotteschi del povero impiegato con la vita spremuta e succhiata dall’azienda.
Una “riunione di lavoro” così tragicomica non si era mai vista. Brava. Ma queste righe non possono rendere l’idea perché non è uno spettacolo da raccontare, ma da vedere e ascoltare.